dal 6 giugno a 9 luglio a CARACAS
Sala TAC (Trasnocho Cultural) / La Caja (Centro Cultural Chacao)
sostenuto e promosso dall’Ambasciata d’Italia in Venezuela e
dall’Istituto Italiano di Cultura.
DISIO – Nostalgia del futuro
a cura di Antonello Tolve
Adolfo Alayón | Luis Arroyo | Camilo Barboza | Umberto Boccioni | Ángela Bonadies | Hayfer Brea | Zeinab Rebeca Bulhossen | Iván Candeo | Max Coppeta | Fabrizio Cotognini | Antonio Della Guardia | Marcel Duchamp | Magdalena Fernandez | Jason Galarraga | Manuel Eduardo González | Kazimir Malevič | Domenico Antonio Mancini | Luis Millé | Enrico Pulsoni | Armando Reverón | Eduardo Vargas Rico | Giovanni Termini | Eugenio Tibaldi | Antonio Paz
Nato da un sopralluogo a Caracas, da un confronto con la scena artistica e culturale del territorio, da un riscontro costruttivo con alcune figure e con alcuni luoghi della città, il progetto vuole creare un momento di dibattito visivo e riflessivo (avvalorato dall’organizzazione di una mattinata di studi) su un futuro che non è più quello di una volta.
Se da una parte infatti il futuro non è più quello di una volta, dall’altra la sua presenza nel presente condiziona gli sviluppi estetici con una libertà creativa che smarca l’artista dalla dittatura del singolo linguaggio per orientarlo in uno scenario polivalente, la cui scelta repubblicana pone sullo stesso piano materiali, tecniche, analisi, discipline.
L’artista mette nel sacco lo spazio e il tempo per celebrare una nascita gemellare che annienta la territorialità e l’appartenenza stagna al singolo luogo, fino ad assumere un atteggiamento assorbente grazie al quale tiene stretta la propria origine culturale e contemporaneamente si apre all’altro, alla differenza, all’ospitalità.
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Intergenerazionale, transmediale e multiculturale, la mostra vuole offrire un gemellaggio costruttivo tra Venezuela e Italia, tra due paesi che presentano alcune caratteristiche estetiche simile, alcune confluenze visive e alcuni atteggiamenti che saltano il fosso della diversità per dar luogo ad una serie di scambi, di interventi intermittenti che creano vie di fuga, forze plurivoche, corali, polifoniche – la cui polifonia pone le basi di una riflessione sulla fratellanza, sui pensieri ancora pensabili, sui domini della libertà, su un socialismo umanistico e democratico capace di escogitare ancora – un orizzonte nuovo.
Segnata da un rapporto di partecipazione culturale, di contaminazione linguistica, di necessaria coesistenza delle differenze e dalla basilare evocazione di un unterschiedlich (Nietzsche), la mostra vuole riflettere su una serie di fenomeni contemporanei che, nati dall’impeto della mondializzazione, mostrano codici estetici sempre più aperti alla fusione di stili, di espressioni, di formule creative che superano il confine del quotidiano e trasformano l’opera in un dispositivo di ordine riflessivo che non solo invita a vedere da un’altezza nuova il mondo, le cose, gli avvenimenti, ma anche a rinnovare la figura dell’osservatore, a tramutarlo in un ricercatore, in una figura produttiva che ricrea dentro di sé l’opera e la proietta, poi, con le proprie categorie, nella vita che concretamente vive per scoprirne la realtà latente.
Diviso in tre sezioni – La presenza del futuro, Tornare e Passato prossimo – ognuna delle quali è da intendersi come confluenza delle altre, il progetto Disìo, termine preso a prestito da Dante per indicare lo sgambetto al tempo della saudade, vuole essere un momento di riflessione e di dibattito critico sullo stato dell’arte, un luogo che tra senso e libertà riattiva il giudizio critico e l’intelligenza da un’atmosfera dalla qual sono spesso banditi.
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:: LA PRESENZA DEL FUTURO / LA PRESENCIA DEL FUTURO
Sala TAC (Trasnocho Cultural, Baruta, Caracas)
Come un cervello o una mente che si estende e tesse la costruzione magica del nuovo, La presenza del futuro vuole essere un perno la cui rotazione centrifuga mostra la visione poetica e profetica del futuro e di un territorio artistico sovrastorico, sovratemporale.
Generata dall’incontro di alcune figure (Armando Reverón, Umberto Boccioni, Marcel Duchamp, Kazimir Malevič) la cui indiscutibile portata estetica scavalca il tempo, lo spazio e ogni genere di territorialità per disegnare un pentagono – formato dal Teléfono di Reverón, dal Dibujo para Forma únicas de continuidad en el espacio di Boccioni, dal Dibujo Suprematista Malevič e dal Desnudo de pie di Duchamp – il cui potere magnetico è visione futura, presenza costante dell’attuale, lettura
dell’avvenire. Due nomi di recente generazione (Luis Arroyo e Magdalena Fernandez) entrano in questo anello visivo come appendici di una riflessione che si estende al presente e alle presenze d’oggi per evidenziare una crescita dell’arte, del pensiero critico, dell’ideologia celeste che agisce sul futuro in quanto tempo di una coniugazione.
:: TORNARE / VOLVER
La Caja (Centro Cultural Chacao, Chacao, Caracas)
La sezione dedicata al ritorno è il cuore della mostra, e vuole proporre i lavori site specific nati dal trialogo degli artisti delle cinque generazioni che ricoprono idealmente il secondo Novecento – l’idea è di mettere in conversazione tra loro questi artisti dapprima in maniera epistolare e poi reale, con lo scopo di farli lavorare insieme nel Centro Cultural Chacao dove si auspica che realizzino opere a sei mani tra gli spazi interni ed esterni, tra l’aperto e il chiuso, tra l’Innen e l’Aussen.
Grazie alla forza creatrice di cinque artisti italiani – Enrico Pulsoni (1956), Giovanni Termini (1969), Eugenio Tibaldi (1977), Fabrizio Cotognini (1983) e Antonio Della Guardia (1990) – in dialogo con dieci artisti venezuelani – Jason Galarraga e Adolfo Alayón (per gli anni Cinquanta), Luis Millé e Zeinab Rebeca Bulhossen (per gli anni Sessanta), Hayfer Brea e Angela Bonadies (per gli anni Settanta), Ivan Candeo e Camilo Barboza (per gli anni Ottanta), Eduardo Vargas Rico e Manuel Eduardo Gonzales (per gli anni Novanta) – la mostra vuole proporre, in un quadro di incerti equilibri economici, politici e sociali, la magia di un risveglio, l’entusiasmo bipolare di riprendere in mano la tradizione (la perennità di valori acquisiti nel passato che si proiettano nel futuro), il desiderio di un impegno comune.
:: PASSATO PROSSIMO / PASADO PRÓXIMO
La Caja (Centro Cultural Chacao, Chacao, Caracas)
Partendo da un clima socio-antropologico e dall’installazione unica (Las Cestas) composizione che mette insieme il lavoro di Roberto Domínguez, Ernesto Guevara e Francisco Rodríguez, la terza sezione pone al centro dell’attenzione lo spazio perfetto di una geometria che caratterizza non solo molte delle riflessioni artistiche italiane nate in seno ai gruppi dell’Arte Cinetica e Programmata dei primi anni Sessanta del XX secolo che si intersecano con i nomi lucenti di Soto e Cruz-Diez, ma anche alcune dinamiche delle culture attuali. Si tratta di un secondo pentagono che, grazie al lavoro di due artisti venezuelani (Antonio Paz e Jesús Moreno) e di due artisti italiani (#MaxCoppeta e Domenico Antonio Mancini), costruisce un momento irrinunciabile, una riflessione sullo splendore della geometria, un itinerario sul furor mathematicus attuale.